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Monastero della

Visitazione

Palermo

LA NOSTRA STORIA

Un ruscello scaturisce da una sorgente. Per questo il monastero della Visitazione di Palermo guarda alla fonte della sua origine come alla sua sorgente.

Ivi Francesco di Sales e Giovanna Francesca di Chantal, nel lontano 6 giugno 1610, avevano posto la prima pietra dell’Ordine contemplativo della Visitazione Santa Maria: la luminosa cittadina di Annecy, che si specchi sul lago dell’alta Savoia, diveniva la patria spirituale di tutte le visitandine, l’amata Santa Sorgente.

Il ruscello giunse a Palermo dopo sofferte e lunghe attese.

La sua storia inizia il 5 agosto 1731: il giorno che la comunità religiosa celebra ogni anno con gioia e commozione, sfogliando le memorie e le traversie di quell'avvenimento.

La fondatrice, Rev. Madre Giovanna Teresa de la Pérouse, insieme a tre sorelle, avevano varcato le montagne della Savoia, attraversato il mare, lasciando tutto, e per sempre…

Un piccolo nucleo di sorelle le attendeva nel Palazzo del Principe Barlotta di S. Giuseppe, sito in via S. Agostino, ad oggi esistente, prima sede della fondazione; ma l’edificio, pur con gli adattamenti, si rivelò inadatto e provvisorio, immerso nel traffico rumoroso del centro storico della città.

Si penso presto alla costruzione di un monastero regolare, in un luogo di silenzio, idoneo alla vita contemplativa claustrale.

La scelta cadde in un ameno terreno fuori Porta Nuova, nella strada che porta a Monreale. L’Arcivescovo S. Ecc. Mons. Matteo Basile, benediceva la prima pietra il 21 agosto 1735. L’edificio, opera dell’architetto Casimiro Agnetta, sorgeva austero e solenne dopo solo 3 anni, assicurando la vita regolare monastica alla fiorente comunità.

La costruzione della chiesa, progetto dell’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia, seguiva di qualche decennio per mancanza di mezzi. L’arcivescovo Pietro Gravina la consacrò nel 1818.

Intanto, nuovi avvenimenti storici avevano coinvolto la vita tranquilla delle Salesie – come venivano chiamate le visitandine a Palermo. Per  decisione del  sovrano,  Ferdinando III di Borbone,  re di Sicilia, le  Religiose dovevano  occuparsi dell'educazione delle 

fanciulle nobili della città, prive di sostegno familiare. Fu necessario ampliare il complesso monastico con la costruzione di un educandato. Anche questa opera fu affidata all'architetto Marvuglia che ebbe cura di attuare il progetto in conformità a quello del monastero. La chiesa posta al centro delimita i due edifici adiacenti. Nasceva così nel 1783 il Reale Educandato Carolino, così chiamato in onore della augusta regina Maria Carolina d’Austria.

Per le Visitandine iniziò una penosa condizione che le vedeva divise tra la loro vita di preghiera e l’attività esterna dell’educandato, soggetta alla vigilanza di una Deputazione.

Ma bisognava andare al passo dei tempi. Le vicende politiche stavano per travolgere gli Statuti e le Corporazioni religiose.

Si giunse infatti alla legge di soppressione emanata nel 1866 con la conseguente confisca dei beni: un’ora drammatica nella storia della Chiesa e dei singoli Istituti.

L’educandato, del tutto laicizzato, a partire dal 1861 veniva denominato Educandato Maria Adelaide, la degna sposa del nuovo Re d’Italia Vittorio Emanuele II.

Ormai, il destino delle Salesie era segnato. Il loro magnifico monastero doveva essere ceduto all'Educandato; esse, non appena ridotte al numero di sei soggetti, erano costrette ad esiliare. Fu ciò che avvenne nel 1888.

Questa rapita cronaca non può… descrivere l’indescrivibile … Parlano per noi le memorie del tempo, vive nella tradizione, anche se ingiallite nelle carte…

Le vie della divina Provvidenza avevano però insperatamente preparato per loro una decorosa sistemazione nella Casina San Cataldo confinante con la Casina e il fondo del principe Lucchesi Palli. L’acquisto dei due edifici accorpati, costituì la nuova sede delle Visitandine, in via Malaspina, ove esse dimorarono per quasi un secolo, negli sconvolgimenti delle due guerre mondiali. Sperimentarono anche lo sfollamento negli anno 1943 – 45, accolte nel monastero di Lucca, da dove rientrarono al termine del conflitto.

La Comunità ora vedeva un notevole incremento di soggetti in quella sede che per essa diveniva sempre più angusta e turbata dal frastuono del quartiere.

Siamo ad una svolta molto significativa. Rese vane le insistenti domande di riscattare il monastero che era stato confiscato, la nuova Superiora, Rev. Madre Maria Amata Fazio, intraprese il progetto di costruire un nuovo monastero. Il sogno sarebbe divenuto realtà per la possibilità di effettuare la permuta della vecchia villa di via Malaspina, insieme al terreno adiacente, area edificabile, ad una impresa edile in cambio della costruzione del monastero.

Il nuovo edificio, progettato ed attuato dall’ing. Nicolò Scibilia          ,sorgeva luminoso e accogliente nella verde zona Barone Scala in Villagrazia di Palermo.

 

 

La comunità vi si trasferiva il 29 dicembre 1964. Con questo avvenimento ha inizio il percorso attuale della Comunità, non più numerosa come in passato, ma ancorata nella fiduciosa speranza di proseguire il suo cammino al passo con Dio.

Il campanile veglia e fa sentire il suono delle campane che invitano alla preghiera, mentre la bianca statua del Sacro Cuore, eretta nell'ampio piazzale d’ingresso accoglie chi viene nel suo divino abbraccio.

NICOLO' SCIBILIA

L’Ingegnere Nicolò Scibilia porta inciso il suo nome nelle mura del suo amato monastero della Visitazione, opera della sua alta professionalità, ma anche del suo cuore.

L’incontro, quasi casuale con la Madre Maria Amata Fazio fu certamente opera della Divina Provvidenza che affidava alla vigile opera di una qualificato ingegnere l’impresa della costruzione dell’edificio. Egli ne assunse non soltanto la responsabilità, ma non meno la personale protezione nei riguardi di una Comunità religiosa, che non aveva altro rifugio che... Dio.

L’Ingegnere Nicolò Scibilia, classe 1921, era già noto a Palermo per avere realizzato numerose opere di notevole importanza; ed essere intervenuto nel restauro e nella ristrutturazione postbellica.

Il figlio, ing. Nunzio Scibilia ne rievoca la figura e l’opera nella apprezzata ricerca “ Una vita per le

costruzioni 1945 – 1999”.

Ma per il Monastero l’opera del suo cuore, il luogo ove maturò la sua fede nel contatto quotidiano con la S. Eucaristia, a cui fu fedele fino all’ultimo giorno della sua vita, quando rientrato a casa nel suo studio, dopo poche ore, lasciò cadere la matita dalle mani, colpito da arresto cardiaco: era il 23 febbraio 1999.

Le Visitandine lo ricordano permanentemente con fraterno e religioso affetto.

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